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Nigeriane Minorenni

Sarah(2)

Il racconto di Sarah(2)

A 14 anni fu costretta a sposare un uomo che aveva già altre 5 mogli e la sua età moltiplicata almeno per 4. Nel 2007 ha un figlio e fugge da un contesto familiare violento e così si ritrova nelle mani dei trafficanti. Nel 2008 è a Bari ma solo per poche settimane, fugge ancora e finalmente trova aiuto, un aiuto vero

Il racconto di Sarah(2)

Io mi chiamo Sarah e vengo da Benin City, ma sono cresciuta nel Delta State con la mia famiglia.

Sono nata a gennaio del 1992. Il capo villaggio aveva regalato un pezzo di terra a mio padre dove aveva costruito la nostra casa. Mio padre, quando ho compiuto 14 anni, mi ha dato in sposa al capo villaggio che all’epoca aveva 59 anni, 5 mogli e molti figli. Io sono diventata la sua sesta moglie. Ho vissuto per quasi 1 anno con mio marito. Non avrei voluto sposare quell’uomo molto più grande di me, ma mio padre mi aveva costretta a farlo perché diversamente avrebbe perso la sua terra e la casa. Agli inizi del 2007 ho avuto un figlio con mio marito e la situazione è diventata sempre più difficile. Sono fuggita dalla casa coniugale dopo pochi mesi ma mio padre non mi ha più accolta in casa sua perché temeva la reazione di mio marito.

Ho vissuto per un periodo a casa di mia zia a Benin City e lei si è presa cura del mio bambino. Mio marito dopo la mia fuga ha mandato dei sicari per uccidere mio padre e a bruciarela casa in cui avevo vissuto con la mia famiglia. Per fortuna non ci riuscì. A Benin City ho incontrato il mio attuale compagno di nome Brian, con cui ho deciso di venire in Italia. In città abbiamo incontrato un suo amico di nome Frank che viveva in Libia proponendoci, sentiti i nostri guai, di scappare ed andare con lui. Siamo partiti a novembre del 2007 con Frank in direzione della Libia. Il viaggio è stato faticoso: in parte fatto con una jeep ed in parte a piedi.

A febbraio (2008) Frank ha aiutato Brian ad ottenere la residenza a Tripoli e un posto di lavoro in un autolavaggio. Io facevo le pulizie nelle abitazioni private. La Libia non ci piaceva. A marzo abbiamo conosciuto un ragazzo nigeriano che ci ha detto di avere una sorella in Italia che avrebbe potuto aiutarmi a trovare un lavoro. Ci mettemmo d’accordo per la partenza in cambio di 45.000 euro per il viaggio e per la ricerca di un lavoro.

Questo ragazzo si chiamava John e mi ha chiesto di dargli alcune cose di me (peli pubici, capelli, uno slip e delle foto) perché le avrebbe mandate in Nigeria per “santificarle” con i riti woodoo da un suo conoscente e poi le avrebbero riportate indietro prima della partenza.

Così fu fatto. In verità devo dire che dopo mi sentivo meglio, mi sentivo come protetta dagli spiriti buoni degli emigranti. Nel giugno del 2008 sono partita per l'Italia da Tripoli su un’imbarcazione di due egiziani che trasportava circa sessanta persone. Abbiamo trascorso in mare 7 giorni prima di raggiungere Lampedusa dove siamo stati intercettati dalla Polizia italiana. I due egiziani ci ripetevano sempre di non fare nessun nome. Una volta sbarcati la Polizia ci ha trasportati in un Centro di accoglienza a Crotone. Io ho telefonato da una cabina telefonica pubblica alla donna nigeriana di nome Deborah, sorella di John, che mi ha detto che mi avrebbe incontrato a Napoli, alla Stazione Centrale.

Ma da Crotone la Polizia mi ha portato al Centro di Bari-Palese, e dopo una settimana mi hanno lasciata andare mettendomi in contatto con una associazione di volontariato locale per poter avere un alloggio. A Bari non conoscevo nessuno, e di Deborah nessuna traccia. Mediante dei ragazzi senegalesi ho conosciuto una donna nigeriana che secondo loro avrebbeforse potuto aiutarmi.

Sono andata a trovarla più volte e alla fine, pensando di farmi un favore, mi ha proposto di guadagnare dei soldi prostituendomi. Lei mi avrebbe fornito i profilattici, le creme e i trucchi e mi avrebbe indicato il luogo esatto dove lavorare in cambio di una parte dei guadagni. Mi ha detto anche, sapendo che ero incinta, che agli uomini le donne in gravidanza piacciono di più e quindi avrei avuto molti clienti. Non accettai di prostituirmi. Ma questa donna era entrata in contatto con Deborah e quindi questa con le minacce mi ha costretta a stare sulla strada. La mia esperienza sulla strada è durata poche settimane.

Sono fuggita e sono andata a trovare di nuovo i ragazzi senegalesi. Questi hanno continuato ad aiutarmi mettendomi in contatto con degli operatori di un Centro di accoglienza di Bari. Accettai il loro aiuto ai primi di settembre, anche perché ero incinta e aspettavo il bambino (che poi è nato a ottobre 2008). L’esperienza sulla strada è durata circa tre settimane. Il mio compagno mi ha raggiunto a Bari.

Maris Davis, 25 marzo 2012