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Per una legge che punisca i clienti delle prostitute

Gypsy, testimoniò a Montecitorio per favorire l'approvazione di una legge sulla prostituzione per "punire" chi acquista prestazioni sessuali

Il grido di Gypsy è risuonato a Montecitorio in occasione della presentazione (agosto 2016) della proposta di legge voluta dall’onorevole Caterina Bini del Partito Democratico, con la compartecipazione di colleghi di altri partiti.

Alla proposta ha dato sostegno anche Foundation for Africa

La proposta di legge richiama quelle già esistenti in altri Paesi europei (come la Svezia, la Francia e diversi paesi nordici) e nel caso specifico italiano, si chiede che venga modificato l’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958 per introdurre sanzioni per chi si avvale di prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione

Gypsy, testimoniò a Montecitorio per favorire l'approvazione di una legge sulla prostituzione per "punire" chi acquista prestazioni sessuali

Mi chiamo Gypsy, ho 24 anni e vengo dalla Nigeria. Sono qui oggi per raccontare e purtroppo ricordare una parte dolorosa della mia vita. Avevo 17 anni quando sono arrivata in Italia, portata da persone che credevo amiche dei miei familiari. Loro mi avevano promesso un lavoro e io ho accettato vedendo quanto si stava male in famiglia, perché non c’erano soldi e non si mangiava tutti i giorni. Solo dopo ho scoperto di essere stata venduta come un oggetto e sono diventata la proprietà di qualcuno.

Sulla strada mi hanno mandata con la forza, con calci e pugni, con le minacce e le torture delle quali ancora porto i segni nel mio corpo e in particolare nelle mie orecchie tagliate brutalmente dai magnaccia. Una notte ero fisicamente e psicologicamente distrutta, mi trascinavo per entrare nelle macchine dei clienti. Mi sentivo anche sporca e bruttissima perché mi avevano strappato tutti i capelli e si vedeva la cute.

Le mie mani erano ferite, così anche le ginocchia e avevo dei buchi nella pancia che mi avevano fatto saltandomi sopra con i tacchi a spillo. Eppure questi uomini che voi chiamate clienti sono persone che come me vanno a fare la spesa, a comprare qualcosa di cui hanno bisogno, che sentono la necessità di appropriarsi di cose.

Così anche io sono diventata una cosa da comprare, come quando si va dal macellaio. Non riuscirò mai a capire come una persona che si definisce uomo possa non avere pietà di una ragazza che sanguina, che piange e che soffre, facendo finta di niente, comprarla per chiedere di fare sesso mentre piange e sta male. Per me questi clienti, non saranno mai uomini ma persone disumane, senza cuore.

Ciò che mi addolora è quando si parla della prostituzione come un lavoro

Per me è una tortura così come lo è per le tante giovanissime donne che oggi vado ad incontrare con la Comunità Papa Giovanni, con don Aldo, sulle strade per convincerle a uscire da questo inferno, trovare il coraggio di scappare. Il tutto non è facile ma sarà possibile se lo Stato, chi comanda avrà la volontà di fare leggi per fermare queste persone disumane.

Quando mi picchiavano speravo sempre nell’arrivo di qualcuno che potesse liberarmi da quella trappola. Quando finalmente dopo mesi per la prima volta arrivarono i carabinieri fui veramente felice. Loro mi portarono subito in ospedale e poi in comunità. Spero che questa proposta di legge per fermare i clienti delle schiave diventi veramente l’inizio di una grande speranza restituendo alle giovani donne la libertà. Grazie.

Queste sono le parole forti ed emozionanti di una delle centinaia di ragazze sottratte dalla terribile schiavitù del marciapiede grazie alla Comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi. Il grido di Gypsy è risuonato a Montecitorio in occasione della presentazione di una proposta di legge voluta dall’onorevole Caterina Bini del Partito Democratico, con la compartecipazione di colleghi di altri partiti.

La proposta di legge richiama quelle già esistenti in altri Paesi europei e nel caso specifico italiano, si chiede che venga modificato l’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958 per introdurre sanzioni per chi si avvale di prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione.

L’onorevole Bini prima firmataria del progetto di legge

È una proposta di legge nata con la collaborazione dell’Associazione Papa Giovanni XXIII e alcuni gruppi di scout di Pistoia. Si parte dal presupposto di andare controtendenza rispetto a tante altre leggi che sono giacenti in Parlamento, alcune delle quali prevedono la legalizzazione della prostituzione. Noi invece pensiamo che la donna sia una vittima della tratta e dello sfruttamento e quindi si deve colpire il cliente, perché solo riducendo la domanda diminuirà l’offerta. La proposta di legge nasce da questo, dall’opera di don Oreste, dalla volontà di ricostruire un progetto che è già stato adottato dai Paesi nordici.

Un progetto di legge che mira a punire il cliente e che riconosce nelle ragazze, obbligate a vendersi nei viali a luci rosse italiani, le vittime di un racket che muove ogni anno milioni di euro.

La prostituzione e il male che l’accompagna, vale a dire la tratta degli esseri umani ai fini della prostituzione, si legge nella Convenzione internazionale contro la tratta, sono incompatibili con la dignità e il valore della persona umana.

In Italia, la legge del 1958, voluta dalla senatrice Lina Merlin, dichiarò illegali le “case chiuse” e ridusse questo tipo di sfruttamento, che però è tornato prepotentemente a partire dagli anni ’90 con lo sviluppo dei flussi migratori. La situazione è ulteriormente degenerata con la recente emergenza profughi che ha travolto il continente europeo. Questa crisi è diventata terreno fertile per le varie organizzazioni criminali che hanno trovato nuove opportunità per reperire e introdurre in Italia le vittime destinate al mercato del meretricio.

Secondo un rapporto della Commissione europea, il primo sul traffico degli esseri umani, sarebbero state 15.846 le vittime della tratta all’interno dell’Ue tra il 2013 e il 2014. Nel dossier dell’Europol, fra l’altro, non si fa riferimento solo alle donne e alla prostituzione ma anche all’impiego di uomini e minori nel lavoro nero. Lo sfruttamento sessuale resta la principale forma di schiavitù, riguardando il 67% delle vittime della tratta. Segue lo “sfruttamento del lavoro” (21%). A finire nel racket sono soprattutto donne (76%), ma uno su dieci è un bambino (15%).

Maris Davis, luglio 2021

Nel momento in cui sto scrivendo queste parole, con amarezza e anche con un po' di rabbia, sono passati esattamente cinque anni da quando fu presentata la proposta di legge per regolamentare la prostituzione (vedi articolo che segue). Anni passati inutilmente nell'inerzia del legislatore che ancora non ha saputo dare all'Italia una qualsiasi legge che regolamenti la prostituzione, unico paese in Europa a non averne una.

E intanto nel nostro Paese prolificano lo "sfruttamento", la "tratta di esseri umani", la "riduzione in schiavitù", le mafie di ogni nazionalità (soprattutto quella nigeriana). A farne le spese le donne, ragazzine anche minorenni, fragili, povere, indifese, straniere. Quella volta di cinque anni fa ci eravamo illusi, ma il "marciume" e l'inedia che regnano sovrani nella politica, e nel Parlamento italiano hanno preso ancora una volta il sopravvento, sopraffatti da beghe interne e guazzabugli che bloccano, o rallentano oltre ogni limite, qualsiasi "riforma" che sia davvero utile a TUTTI.

E intanto ci sono sempre più "clienti" (il 60% dei maschi adulti italiani ha frequentato almeno una volta una prostituta), e sempre più soldi spesi per andare a puttane (4 miliardi solo nel 2018, fonte Istat), una marea di denaro che finisce nelle mani di sfruttatori, magnaccia, trafficanti di uomini e donne, mafie di ogni genere. E meno male che c'è ancora "qualcuno" in Italia che si vanta di andare in giro con il crocifisso in tasca e il Vangelo in mano.

Maris Davis, mer 28 lug 2021

Presentata la proposta di legge per punire i clienti delle prostitute

"Come si fa a comprare sesso, a fare sesso con una ragazza che piange, sanguina e soffre? Come si fa a chiamare uomo, persona, chi fa questo? Come si fa a chiamare questa tortura un “lavoro”? Questi cosiddetti uomini vengono da noi come si va al supermercato a comprare qualcosa. Noi donne di strada siamo una merce. Siamo carne da macello". (Testimonianza di Antonia, ragazza nigeriana vittima di tratta)

L’appello di Antonia per sostenere il progetto di legge che vede come prima firmataria l’On. Caterina Bini del PD, appoggiato da un gruppo trasversale di parlamentari. La proposta di legge si propone di combattere la tratta degli esseri umani a scopo di prostituzione.

Il riferimento è all'atto 3890 della Camera dei Deputati, che propone la revisione di quella che è conosciuta come "legge Merlin", e che si intitola: “Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75, concernente l’introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione

"Una proposta che, sull'esperienza di diverse legislazioni europee, punisce il cliente in quanto rappresenta la domanda in un mercato abietto", ha detto l’On. Caterina Bini, riferendosi all'approvazione ad aprile 2016 di una analoga legge in Francia.

Poi la Bini ha citato con gratitudine l’impegno della società civile. "Vogliamo dare concretezza al lungo lavoro della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, e che da oltre 35 anni si batte al fianco delle vittime del mercato del sesso, e che ha rivelato l’orrore della prostituzione coatta". Nell'auletta dei Gruppi il presidente della Comunità, Giovanni Ramonda, ha testimoniato l’impegno quotidiano a difesa della dignità della donna che ogni giorno viene lesa, mercificando le ragazze sulla strada.

"Questo è il mio corpo", contro la prostituzione e la tratta, è la campagna di sensibilizzazione che proporrà delle azioni (come questa proposta di legge) per chiedere al Parlamento e al governo italiano l’approvazione di una legge che sanzioni il cliente, come unica soluzione per il contrasto alla schiavitù della prostituzione, e che anche Foundation for Africa appoggia e promuove.

Da 35 anni la Comunità Papa Giovanni XXIII si batte al fianco delle vittime del mercato del sesso. In Italia si stima che siano tra le 75.000 e 120.000. Il 65% delle persone che si prostituiscono esercita in strada, il 37% sono ragazzine adolescenti o comunque minorenni, per lo più tra i 13 e i 17 anni.

Le vittime di tratta provengono da:

  • Nigeria (36%)
  • Romania (22%)
  • Albania (10,5%)
  • Bulgaria (9%)
  • Moldavia (7%)
  • le restanti provengono da Ucraina, Cina e altri paesi dell’Est

Nove milioni sono i clienti abituali di prostitute, per un giro d’affari stimato di 350 milioni di euro al mese. A trarre beneficio da questo fiume di denaro sono sfruttatori, trafficanti e mafie.

Maris Davis, 2 agosto 2016