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Jasmine

Jasmine, denuncerà i suoi aguzzini

Estate 2015. Dopo la Libia il Cara di Mineo a Catania. Ci resta pochissimo, i suoi sfruttatori la portano a Padova. Nei cinque mesi successivi tenta più volte la fuga. Jasmine è analfabeta, ha solo 22 anni, un figlio in Nigeria, resta incinta di un "cliente", ma è testarda, non vuole più prostituirsi. Alla fine viene aiutata da alcuni volontari. Denuncerà i suoi sfruttatori in cambio del permesso di soggiorno. Jasmine è tornata a scuola nel 2016 e ora è libera

Jasmine, 22 anni racconta la sua fuga dai marciapiedi dove era costretta a lavorare insieme alle altre ragazze nigeriane vittime dei loro aguzzini. Pur di avere il permesso di soggiorno ora li denuncerà.

Jasmine, denuncerà i suoi aguzzini

Le prostitute nigeriane non fanno più notizia

Arrivano in Italia ingannate da amici, parenti o conoscenti, pagando caro e salato il viaggio e si ritrovano sulla strada, ostaggio dei clienti ma soprattutto degli aguzzini con cui hanno contratto il debito. La loro sofferenza non interessa quasi più a nessuno. Le nigeriane arrivate in Italia sono sempre di più, sempre più giovani, e sempre più povere e meno istruite.

Jasmine è analfabeta

Non sa leggere né scrivere, ed è giovanissima, ha solo 22 anni, è arrivata in Italia alla fine dell'estate del 2015, dopo di che cinque mesi trascorsi tra i suoi sfruttatori, di cui quattro mesi passati sui marciapiedi. “Non volevo fare la prostituta. Volevo venire in Europa per trovare un lavoro ma non quello”.

La vita in Nigeria è dura

Jasmine ha un figlio di tre anni, una madre malata, tre fratelli più piccoli di cui occuparsi. Servono soldi, e un lavoro in Europa sembra un sogno a portata di mano, e così la convincono a partire. Anche se Jasmine non è mai entrata in un’aula scolastica e non sa leggere né scrivere, uno dei “brothers” (trafficante che in Nigeria fa da intermediario con la mamam in Italia e si occupa del viaggio) con cui parla le assicura che ovunque andrà non finirà in strada tra le altre prostitute, e Jasmine decide di fidarsi.

La traversata del deserto è lunga e faticosa

Jasmine arriva in Libia, “Volevo fermarmi lì”, spiega, ma i brothers hanno altri piani per lei: "Sei destinata all’Italia, le dicono prima di piazzarla su un gommone diretto in Sicilia.

Jasmine sbarca in Italia

Entra nel CARA di Mineo e aspetta fino a quando due ragazzi vengono a prenderla. È settembre e la portano a Padova, Jasmine ha grandi speranze. Ma il tempo passa, lei è segregata in un appartamento affidata ad una "mamam" e allo scadere del primo mese l’incubo diventa realtà. La "mamam" le porta vestiti inguinali e la depositano in strada. Lei si oppone, ma i suoi aguzzini le rispondono che “è l’unico lavoro che puoi fare

Jasmine obbedisce

Si ritrova prostituita tra le altre prostitute nigeriane, lavora, alle quattro del mattino torna a casa, sfinita e affamata e capisce ben presto che i suoi diritti sono in mano alla sua "mamam" e ai due "brothers" che l'hanno portata in Italia. “Mi sfamavano solo se davo i soldi della serata. Se non guadagnavo nulla restavo a digiuno”.

Tre settimane dopo, fatte di clienti che non pagano, altri che la stuprano, altri che la insultano, Jasmine decide che lei tra prostitute nigeriane non ci vuole stare e si fa lasciare da un cliente lontano dai suoi aguzzini.

Non ha documenti ma abbastanza soldi per scappare verso sud. Peccato che sul treno conosca un ragazzo che la convince a scendere a Firenze e, con la solita scusa del lavoro, la porti di nuovo in strada, tra le prostitute nigeriane. Passa un mese, Jasmine ci riprova e questa volta sul treno conosce un prete africano che la mette in contatto con la Comunità di Sant’Egidio, mettendo fine al suo incubo.

Jasmine sta imparando a leggere e scrivere

L’anno nuovo, il 2016, inizia sui banchi di scuola, Jasmine sta imparando a leggere e scrivere e pur di avere il permesso di soggiorno per trovare un lavoro vero è disposta a denunciare i suoi sfruttatori. Anche se è pericoloso, Jasmine non ha più paura, Jasmine ha appena scoperto di essere incinta di un ex-cliente, non vuole abortire, ha voglia di vita. “Posso farcela”. Puoi farcela.

Maris Davis, 14 settembre 2016