Le Ragazze di Benin CityLe Ragazze di Benin CityLe Ragazze di Benin City
Storie Vere Storie Vere

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Storie Vere e le Ragazze di Benin City

Carmen, aveva 17 anni quando iniziò tutto. Venne uccisa 10 anni dopo.

La Storia di "Carmen" è descritta nel nostro libro Storie Vere e le Ragazze di Benin City.

La prima volta di Carmen con un cliente, era il 1999, aveva solo 17 anni, e poi c'è stata la prima sberla, le prime botte, la prima volta in questura, il primo furto subito, la prima rapina, il primo tentativo di essere ammazzata, il primo pestaggio di gruppo, e poi c'è quella coltellata allo stomaco da parte di un cliente (forse insoddisfatto della prestazione sessuale) che la uccise per davvero. Era l'11 ottobre 2010, in una località tra Bergamo e Milano. Carmen aveva 27 anni, il suo corpo fu ritrovato dopo tre giorni.

La prima volta

Carmen, aveva 17 anni quando iniziò tutto. Venne uccisa 10 anni dopo

Carmen viene scaricata sul ciglio della strada (dalla sua mamam). “Ricordati, quindici (clienti) al giorno, ma per i primi giorni mi accontento di dieci” dice con voce secca il protettore prima di ripartire. È sola, fa freddo, l'aria gelida pare le tagli le gambe all'altezza della minigonna, batterebbe i piedi se il farlo non comporterebbe il rischio di spaccarsi le caviglie cadendo dagli altissimi tacchi a spillo. Gli sguardi degli automobilisti pare che la trapassino, ha vergogna, se potesse correrebbe a nascondersi nel buio del prato, ma deve stare li.

Una donna dal finestrino le grida: “Vai a casa troia!” Vorrebbe rispondere, ma non ha il coraggio, vorrebbe piangere ma non scendono le lacrime. Comincia anche ad avere paura, quei due ragazzi in motorino è già la terza volta che passano, cosa vogliono?

È già passato un quarto d'ora, ancora nessuno si è fermato, si domanda come farà a raggiungere dieci clienti, e si domanda cosa l'aspetterà se dovesse consegnare una cifra inferiore. Una macchina si ferma, un uomo la squadra, fa timidamente due passi avanti verso di lui, riparte con una brusca accelerata come se avesse visto uno schifo, si sente merce esposta, merce che non piace.

Passa un altro quarto d'ora, il freddo la vergogna la paura continuano ad aumentare. Si ferma un altra macchina, abbassa il finestrino: “Quanto”?

Trenta bocca e figa” dice di un fiato. Quello fa un cenno che non capisce, rimane immobile.

Allora imbranata, vuoi salire” Apre la portiera, prende posto.

Ciao” Lui non risponde.

Vai avanti cinquanta metri, poi a destra” Esegue senza parlare.

Adesso alla prima ancora a destra”.

Quando la stradina si fa buia: “E' abbastanza!” La paura è tornata, è da sola al buio con uno sconosciuto, deve comunque fare il suo lavoro: “I trenta amore”. Mette nella borsetta le tre banconote da dieci e ne estrae un preservativo.

Il cliente si è slacciato la patta e si cala i pantaloni estraendo un pene mezzo molle, lo prende in mano fa due o tre movimenti, poi si avvicina con la bocca, un acre odore di sudore inguinale e di “smegma” del glande la indurrebbero a ritrarsi:

Voi giovani siete fortunate”, gli aveva detto Mary (la sua "sister"), la ex prostituta che l'aveva istruita, “Adesso con la faccenda dell'aids anche il servizio con la bocca si fa col preservativo, noi lo facevamo a carne nuda”.

Un po' maldestramente riesce a calzare il profilattico, schiude la labbra e se lo infila in bocca, il cliente le tiene una mano sulla nuca accompagnando il suo ritmo, se lo sente diventare duro e grosso nel palato, si sente soffocare.

Finalmente il cliente solleva la mano, con un cenno le indica come abbassare il sedile. Si sfila da una gamba il tanga, lui gli è sopra, con una mano aiuta a farsi infilare, poi chiude gli occhi quasi a farsi cullare dal dondolio delle balestre, dopo i colpi sulle anche si fanno più forti, comincia a farle un po' male: “I primi quattro o cinque può darsi ti faccia un po' male, ma poi si scalda”, gli aveva detto Mary. I colpi si fanno più spessi. “Non sono una puttana, non sono una puttana” Prova a dirsi ad ogni colpo, senza riuscire a cancellare la consapevolezza che da qualche minuto lo è diventata.

Adesso finisce, adesso finisce, adesso finisce” Pensa, finché finisce davvero. Lui si solleva, aspetta che gli sfili il profilattico, lei con un fazzolettino gli pulisce il glande, e mette il tutto in una busta di plastica che ha nella borsetta. Stranamente, per un istante le vengono in mente tutti i sogni che aveva fatto da fanciulla sulla prima volta: questo schifo era la sua vera prima volta.

Il cliente la riporta dove l'aveva presa e se ne va senza salutare

Rimane sola un paio di minuti, si ferma un ragazzo in utilitaria, pare un po' timido ed impacciato. Comunque chiede il prezzo, e la invita a salire. Soli in fondo alla vietta, stesso rituale del primo "cliente", in bocca, mentre lui le palpeggia con delicatezza il seno e la figa. Tornano sulla strada, lui saluta gentilmente e se ne va.

Lei comincia a cercare di illudersi che si abituerà

Un paio di automobilisti la salutano e forse quasi impercettibilmente anche una donna le fa un cenno di saluto, si sente rinfrancata, ha meno paura. Poi i minuti ricominciano a passare, torna il freddo, torna la paura e la paura di non arrivare a dieci.

Si ferma un'altra macchina

Questo pare un cordialone. “Ciao bella figa: trenta va bene?” Non ha ancora fatto in tempo a rispondere di si che la portiera si apre. “Cinquanta metri, poi a destra”. Il nuovo cliente comincia subito a palpeggiarla, quando gli dice che sono arrivati, ha già fuori una tetta, gli scopre subito anche l'altra.

Trenta amore” Tira fuori una banconota da cinquanta, aspetta il resto e ricomincia subito a palpeggiare, va avanti per qualche minuto. Non sa come fare, riesce in qualche maniera a estrarre dalla borsetta un preservativo, abbassa la cerniera dei pantaloni dell'uomo, fruga e lo estrae già duro, calza il profilattico ed inizia il lavoro di bocca mentre continua il palpeggio; trova la maniglia del sedile ribaltabile.

Dai vieni su amore!” Esegue. Si è dimenticata di sfilare gli slip, ma non c'è problema, con mossa esperta lui li scosta e poi la impala. Appena è dentro a fondo, inarca la schiena, poggia le mani sul seno nudo ed inizia l'ancheggiamento.

Si sente di nuovo soffocare, finché lui si stanca della posizione, appoggia il petto sul seno, e poi ricomincia a dare colpi mentre le mani sono passate a palpeggiare le natiche. Il ritmo è più forte, fa di nuovo male:

ahi ohh ahi” Le viene istintivo, alternando il lamento con i gridolini che Mary gli aveva suggerito di emettere.

Ti piace eh! Brutta troia bastarda!

Siiiii” Rispose con un sospiro sempre seguendo il consiglio di Mary.

Arriva di nuovo in strada

Non è ancora ripartito il cliente che se ne ferma un altro, avrebbe desiderato mezzo minuto di riposo, di nuovo la stradina i palpeggiamenti la bocca la figa. Poi di nuovo la strada, il freddo è più pungente dopo essere rimasta così a lungo nel caldo delle macchine.

Dieci minuti

Si ferma un anziano, sono poi soli, l'apertura della patta diffonde lo sgradevole lezzo dello scarso amore per la pulizia, vorrebbe protestare, non osa, compie il dovere del suo mestiere. Il sesto è un giovane energico, con un breve lavoro di bocca è subito pronto, sente le balestre sbattere energicamente mentre lui lavora il suo corpo. Poi di nuovo la strada, il freddo è aumentato.

Puttana, Troia” Gli gridano quattro giovani passando in macchina, dopo un po' ripassano ad andatura inferiore: “Zoccola, lurida pompinara”. Teme che si fermino, non sa cosa potrebbe aspettarle, ha paura.

Un automobilista le chiede se lo fa senza preservativo

Risponde di no. Ma se ne pente quando ripassano i quattro. Possibile che non abbiano niente di meglio da fare che importunare ed umiliare una povera “crista” che sta gelando piena di paura? Si ferma un altro, chiede quanto vuole per un pompino completo senza preservativo, fa un rapidissimo calcolo, con sessanta, sarebbe ad otto.

Sessanta

Sali!

Vorrebbe dirgli che ha cambiato idea, ma è tardi. Dai pantaloni profumo di lavanda. Apre lo zip con mano tremante, si ritrova la nuda carne in bocca. inizia un ritmico rituale, è inesperta, passano i minuti, le duole la mascella, vorrebbe smettere, inorridisce al pensiero dell'eiaculazione nella gola, passano altri minuti, poi un impulso, comincia a tremare, un primo fiotto sul palato, vorrebbe fuggire, aspetta il secondo, il terzo, il quarto, titilla ancora un po' mentre vorrebbe fuggire, poi finalmente apre la portiera, corre dietro una siepe, sputa, vomita, ritorna sorridente.

Il giovane le fa persino qualche complimento

Ringrazia sempre sorridendo. Si è alzato un vento gelido, le automobili sono più rade. Si ferma uno visibilmente ubriaco: “Cinquanta” Per fortuna riparte imprecando qualcosa. Comincia a pensare che un ladro od un rapinatore, agirebbe a quell'ora, poche automobili, un probabile buon guadagno in borsetta.

Passa un giovane a piedi, ha l'aria di un drogato, Mary le ha detto che sono i più pericolosi per il bisogno della dose. Passa a va oltre.

Poi un altra macchina: bocca, con la mascella indolenzita, e poi la figa altrettanto indolenzita, la sbatte ripetendo: “Ti piace eh brutta troia!?” Vorrebbe rispondere che potrebbe immaginarselo sa solo quanto le piaccia dopo una serata passata al freddo, dopo essere stata penetrata otto o nove volte, starsene sotto uno che le dice brutta troia. Finisce anche questo, pochi gelidi minuti, poi un altro.

Evviva, ho finito, è finita la tortura” Bocca figa: è un po' lungo, ma alla fine finisce.

Quanto tempo è passato?

Oggi sono nove anni, o sono dieci? Avevo diciassette anni, adesso ne ho ventisette, perciò era il 1999, ah già, erano trentamila lire, non trenta euro, “nonostante l'età ho raddoppiato i prezzi”. Dieci anni, quanti ricordi:

  • Il primo furto lo aveva subito dopo trentaquattro giorni.
  • E quella stessa sera aveva subito anche la prima “lezione” della "mamam" per non aver raggiunto la cifra stabilita.
  • La prima notte in questura dopo 51 giorni.
  • Il primo pestaggio da parte di un cliente dopo tre mesi ed un giorno.
  • La prima sberla presa in questura da un poliziotto con le balle girate dopo cinque mesi esatti.
  • La prima rapina a mano armata dopo sette mesi ed una settimana.
  • Il primo tentativo di omicidio dopo..

Ma perché faceva così freddo?

Vero che non si era mai abituata al freddo, come non si era mai abituata agli insulti, ne alla vergogna di stare esposta in vendita di fronte a tutti.

11 Ottobre, ore 21,07

Ma era solo l'undici di ottobre, o forse il dodici, se era passata la mezzanotte. Non avrebbe dovuto far freddo come se fosse dicembre o gennaio, Ah già, la coltellata. Ma perché quel cliente l'aveva accoltellata?

Era stata brava, lo aveva fatto godere, bocca e figa. E allora perché l'aveva accoltellata? E perché l'aveva lasciata ancora viva in quell'angolino da dove non la vedeva nessuno?

Se l'avesse trascinava pochi metri più in là l'avrebbero vista dalla strada. Però, magari qualche vecchio cliente non vedendola, l'avrebbe cercata, o il protettore, avrebbe dovuto staccare pressappoco a quell'ora, chissà se si sarebbe arrabbiato perché si era fermata a tredici. Che si arrabbiasse pure, ma che arrivasse alla svelta il freddo.

E il freddo è arrivato, era diventato insopportabile. Ma poi non l'ha sentito più. "Carmen è morta lentamente, tra dolori e sofferenze atroci" (così disse il coroner dopo l'autopsia).

Poi di colpo smise di far freddo

Carmen chiuse gli occhi e si addormentò sognando il tepore del suo lettuccio di quando era bambina.

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Testo liberamente ispirato ad un episodio realmente accaduto tra Bergamo e Milano nell'ottobre del 2010

Carmen (ragazza nigeriana di 27 anni) fu uccisa da un cliente l’11 ottobre 2010 che poi la trascinò in un fosso. Il suo corpo senza vita venne ritrovato solo dopo alcuni giorni.

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Edizione 2021

Sfruttamento e schiavitù sessuale, tratta di esseri umani. Storie realmente accadute, violenze efferate, e sullo sfondo la mafia nigeriana in Italia

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