I "Cults" nigeriani. Ecco quali sono le confraternite criminali attive in Italia e dove agiscono
Prostituzione, droga, violenza efferata. Sono il marchio di fabbrica di queste consorterie criminali attive in Italia fin dal 1987, anno in cui si è verificato il primo arresto di un narcos nigeriano nel nostro Paese.
I magnifici sette, 1952
Ma non è stato sempre così. Il primo cult, la "Pyrates Confraternity", nasce nell'Universíty College di lbadan, fondato nel 1952 dal futuro premio Nobel per la Letteratura (1986) Wole Soyinka, e da altri 6 studenti. Furono chiamati i "magnifici sette".
Il modello è quello delle confraternite americane e lo scopo è diffondere messaggi di pace e rispetto in risposta alle politiche di segregazione razziale.
Nigeria, un paese tormentato
In tempi molto brevi, tuttavia, e anche a causa delle tensioni fra confraternite per la supremazia territoriale acutizzate dalla guerra civile del Biafra (1967-1970), si evolvono in vere e proprie organizzazioni criminali, espandendosi al di fuori dei campus universitari.
Nel 1999, con l'arrivo della democrazia, la Nigeria fu colpita da lotte interne tra i vari partiti politici, ognuno dei quali, pur di affermarsi in occasione delle tornate elettorali, coinvolse anche le confraternite universitarie, non solo per ottenere consensi ma utilizzandone i componenti come guardie del corpo, spesso integrate nelle Forze di polizia locali.
Oggi i cults sono diventati organizzazioni criminali transnazionali che, oltre a Canada, Regno Unito, Olanda, Germania, Malesia e Ghana, hanno messo le mani, già negli anni '90, anche in Italia.
Ma c'è di più. Le confraternite sono state in grado, nel tempo, non solo di avviare importanti sinergie con le organizzazioni mafiose autoctone, ma di diventare esse stesse associazioni perseguibili per il 416-bis (associazione mafiosa). Il tutto, sommato a codici di comportamento tribali e a un uso della violenza talmente indiscriminato da impressionare gli stessi mafiosi italiani.
Black Axe Confraternity
Simbolo dei Black Axe
È ormai concluso l'anno accademico 1976-77 nel campus universitario di Benin City, quando un gruppo di studenti decide di fondare una confraternita.
Il suo marchio è un'ascia nera che spezza le catene della schiavitù, a simboleggiare un messaggio di pace, tolleranza e condanna del razzismo. L'intento è caritatevole ma durerà poco e, anzi, sarà sostituito dalla fama di una violenza eccezionale: raccontano i pentiti che le prime cerimonie di affiliazione si svolgevano nella foresta dove i futuri affiliati venivano picchiati selvaggiamente e senza interruzioni per tutta la notte.
Adepti si diventa anche in Italia, non in una foresta ma precisamente a Verona. È proprio la città veneta, in effetti, la "Zone" delle Asce Nere in Italia, cioè la sede centrale alla quale sono subordinati tutti i "Forum", le varie cellule dell'organizzazione presenti nelle città del nostro Paese. Qui, il 7 luglio 2013, sempre secondo la testimonianza dei collaboratori di giustizia, si sarebbero svolti i riti di affiliazione di tutta Europa.
Per affiliarsi alle Asce Nere è necessario essere presentati da qualcuno che già ne fa parte. La cerimonia, che è per soli uomini, viene preceduta da una fase di "orientation", ossia un apprendistato durante il quale il futuro adepto impara le principali regole dell'organizzazione tra un pestaggio e l'altro.
L'iniziazione parte con il First match, nel corso del quale i candidati vengono duramente picchiati dai Butchers, i macellai, alla presenza del loro capo, il Ministro della Difesa. Sarà lui a decretare chi è adeguato a presentarsi al cospetto del capo del consiglio nazionale, il Chama Black Axe, che a sua volta deciderà in autonomia se gli aspiranti cultisti sono pronti a passare al livello successivo o se, diversamente, dovranno tornare dal Ministro della Difesa e dai suoi macellai. Una volta idonei, i candidati possono passare alla cerimonia di affiliazione vera e propria.
Il rituale è antico, celebrato in gran segreto, e uguale in tutto il mondo. Sette candele vengono posizionate in terra a formare il perimetro di una bara, al centro è posto un tempio che contiene un'ascia e una coppa colma di liquido: è una bevanda a base di droghe che i nuovi affiliati, gli Ignorants, dovranno ingurgitare davanti al Priest (il prete).
Quindi, mentre quest'ultimo recita formule sacrali, giureranno con la frase di obbedienza: "Se io dovessi tradire l'organizzazione Black Axe, ciò che sto bevendo in questo momento mi ucciderà". È l'istante in cui i nuovi associati abbandonano il loro vero nome per essere battezzati con uno Strong Name, un nome riferito a soggetti della storia africana con cui saranno riconoscibili all'interno del cult.
La cerimonia finisce con gli adepti che, per dimostrare di poter sopportare il dolore con fermezza, vengono sferzati da quattro saggi con il kebobo, un frustino, mentre camminano in ginocchio lungo un percorso prestabilito. Infine, al cospetto del capo nazionale (l'Head) viene dichiarata I'avvenuta affiliazione.
Tra i segni distintivi d'appartenenza, i cultisti ostentano delle asce tatuate sulle braccia e sul corpo e si salutano tra loro utilizzano l'espressione gergale ”aye", oppure col gesto di incrociare gli avambracci per simulare le catene dell'oppressione.
Per differenziarsi dagli altri cults, si vestono con pantaloni neri, camicia bianca, cravatta gialla o rossa, calze gialle, scarpe nere e basco nero, che a volte ha una striscia gialla. Il colore nero rappresenta I'identificazione con la razza nera, il bianco interpreta la pace e la purezza della mente e dell'animo, mentre il giallo è il colore deII'intelletto.
La festa della confraternita si svolge ogni 7 luglio, data della sua nascita, e il numero 7 è utilizzato anche per rappresentare l'ascia, simbolo del cult.
In Italia la Black Axe è la seconda organizzazione cultista nigeriana per numero di affiliati, dopo gli Eiye. È presente in quasi tutte le regioni, con un'importante "cellula" operativa in Piemonte e in Sicilia, principalmente a Palermo, dove si è ritagliata un proprio microcosmo instaurando con Cosa Nostra una convivenza reciprocamente accettata.
Ma non solo. Le indagini hanno accertato una straordinaria affinità tra il cult e il modello mafioso di Cosa Nostra, tanto che in una sentenza di condanna emessa dal GUP del Tribunale di Palermo a maggio 2018 si legge che ..con una straordinaria affinità rispetto al modello mafioso tradizionale di Cosa Nostra, ormai tante volte analizzato nel territorio palermitano, deve osservarsi che l'associazione in oggetto ha replicato, non in piccolo ma addirittura a livello mondiale, l'organizzazione di uno Stato confederato. Essa, infatti, è dotata di elaborati statuti, di autorità legislative ed esecutive, di organi giurisdizionali, di proprie Forze dell'Ordine cui è demandato il compito di ristabilire l'ordine eseguendo inesorabilmente le punizioni decise dai capi del governo nazionale, di un sistema di elezioni con le quali i vari affiliatii possono esprimere la propria preferenza perla progressione in carriera degli altri, di un sistema di tassazione interna attraverso il quale si deve contribuire ad una cassa comune che faccia fronte alle spese dell'organizzazione. Si tratta cioè di un vero e proprio ordinamento, finito e autosufficiente, del tutto analogo a quello lecito statuale, si che la Black Axe può senz'altro definirsi un Anti-Stato il cui scopo è affermare il proprio predominio nella comunità etnica di appartenenza e realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri".
Alla Black Axe, continua la sentenza, si può attribuire "..la 'qualifica' di associazione mafiosa poiché la differenza tra la norma di cui all'art. 416 c.p. e la norma di cui all'art. 416-bis sta proprio nel fatto che, nel primo caso, l'associazione deve essere finalizzata alla commissione di delitti, mentre l'associazione di tipo mafioso è caratterizzata, tra l'altro, dalla condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, in dipendenza della sua capacità di incutere timore e subordinazione psicologica".
Di recente (Aprile 2021), un'operazione della DDA dell'Aquila ha "decapitato" i vertici della Black Axe in Italia arrestando 30 persone tra cui il "National Head", un 35enne nigeriano residente nel capoluogo abruzzese, che aveva scelto proprio l'Aquila come base operativa perché la considerava "tranquilla".
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Vikings
Simbolo dei Vikings
"Io sono arrivato in Italia il 27 maggio del 2018 e da allora sono sempre stato al CARA di Mineo. Fin dal 2015 nel campus universitario di Benin City, ero diventato uno dei boss del gruppo cultista Vikings. Nel CARA di Mineo ho trovato un gruppo di nigeriani che facevano parte dei Vikings e che mi invitava a unirmi a loro ma temendo che volessero fare reati anche in Italia mi sono tenuto in disparte. Io sono a conoscenza di reati commessi in Italia da queste persone quali spaccio di stupefacenti, violenza sessuali su donne e violenze anche con uso di armi da taglio sia perché ho assistito personalmente, sia per averle apprese da terze persone.
Ogni volta che qualche nigeriano dei Vikings arriva in Italia al CARA di Mineo mi rende omaggio per il mio ruolo di capo che avevo in Nigeria, ma qui in Italia non ero io il numero uno. Il giorno del mio arrivo in Italia, i Vikings del CARA di Mineo stavano picchiando una persona per estorcergli denaro. Gli ho detto di lasciarlo stare e considerate le parole che ho usato, loro hanno subito capito che anche io appartenevo alla confraternita dei Vikings".
Nati nel 1984 per volontà di un fuoriuscito del cult rivale dei Bucaneers, si riuniscono per la prima volta nel campus universitario di Port Harcourt e si danno il nome di "Supreme Vikings Confraternity". In Italia però, sono semplicemente "Vikings".
Come le altre organizzazioni nigeriane, anche i Vikings sfruttano i flussi migratori e utilizzano spesso i centri di accoglienza nel nostro Paese come luoghi di primo insediamento e, a volte, di vero e proprio arruolamento. Lo conferma l'operazione "Catacata-Norsemen”, coordinata dalla DDA di Catania e confluita in un decreto di fermo di indiziato di delitto eseguito dalla Polizia di Stato nei confronti di 26 componenti della cellula Catacata MP (Italy Sicily), attiva a Catania e provincia e con base operativa presso il CARA di Mineo, uno dei centri per richiedenti asilo più grandi d'Europa.
I cultisti dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di droga, violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo.
Il CARA di Mineo, base operativa dei Vikings in Sicilia. Luogo di reclutamento dei nigeriani appena arrivati
La prova della forza del clan e di quanto le organizzazioni cultiste siano ramificate in tutta Europa, è arrivata con l'arresto dei dieci latitanti, che si erano resi irreperibili, rintracciati nei covi in Francia e Germania.
Le indagini hanno fatto luce anche sulla fitta rete di affiliati alla confraternita sparsi in diverse strutture di accoglienza nazionali dove imponevano la propria supremazia con pratiche violente e intimidatorie nei confronti dei connazionali ospitati. Il più delle volte le sopraffazioni venivano effettuate per estorcere l'affiliazione al cult, altre per stabilire le gerarchie e il potere, altre per recuperare il denaro anticipato per sostenere il viaggio dei migranti dalla Libia all'ltalia. Il tutto approfittando della vulnerabilità dei connazionali da poco giunti in Italia.
Non solo. Tra tutte le confraternite, i Vikings si caratterizzano per la presenza massiccia di adepti maschi molto giovani e particolarmente aggressivi.
Sempre in lotta per la gestione delle attività illecite sul territorio, i Vikings hanno nelle Asce Nere i loro rivali naturali: risalgono all'estate scorsa (2020) gli scontri di strada tra i due cults in concorrenza per le piazze di spaccio di Ferrara che hanno ridotto la città a un far west di machete, spranghe, e accette.
Strutturati in modo verticistico, il cult basa la sua operatività sul rispetto di regole comportamentali inflesslbili, sottoscritte al momento dell'affiliazione.
L'adesione al gruppo impone, dopo il giuramento di fedeltà, l'osservanza di un rigido protocollo che, oltre al pagamento di una somma di denaro considerata una sorta di quota di iscrizione, prescrive tassativamente l'ìmpegno a non avere contatti con le forze di polizia, il divieto di denunciare altri connazionali, la totale dedizione alla confraternita fino alla morte.
Proprio nel corso dell'indagine catanese "Catacata-Norsemen", è stato registrato un rituale caratterizzato da canti tribali inneggianti alla forza della confraternita, durante i quali i nuovi adepti ripetevano continuamente "voglio essere Norseman” e per scandire la liturgia simulavano spari di arma da fuoco sbattendo degli oggetti, caratteristica rinvenibile in tutti i canti cultisti presenti in rete.
Infine la presenza nel nostro Paese: riscontrata dalle indagini solo di recente, l'operatività della confraternita è evidenziata in Piemonte, nelle Marche, nelle zone di Ferrara e Reggio Emilia, a Bari, in Sicilia e Sardegna.
Supreme Eiye Confraternity
Simbolo dei Supreme Eiye
Il suo segno di riconoscimento è l'Akalamagbo, un volatile mitologico raffigurato nell'atto di catturare una preda, o come un rapace con un cranio umano tra gli artigli. E in effetti in dialetto yoruba il suo nome sta per "uccello"
Stiamo parlando della Eiye Confraternity. Nata negli anni '50 nelI'Università di lbadan, nello Stato di Oyo, dopo una scissione interna alla Black Axe Confraternity, è conosciuta anche come National Aassociation of Air Lords.
Fondata con l'intento di promuovere lo sviluppo e la cultura africana in contrapposizione alla politica del colonialismo imperiale, come le altre confraternite abbandona presto i campus universitari e gli scopi a sfondo sociale per trasformarsi, fin dagli anni '70-'80, in un'organizzazione segreta e criminale diffusa in tutta la Nigeria e non solo. Con i flussi migratori, infatti, i Pioneers, cioè gli affiliati "battezzati" nei college nigeriani, iniziarono a stabilirsi all'estero e a fare proselitismo, replicando, prima a livello locale e poi anche nazionale, riti, usanze e strutture gerarchiche proprie della confraternita.
Gli Eiye, che in Nigeria sono stati banditi, vengono considerati tra i 7 "secret cuIts" più pericolosi e sanguinari della nazione.
Le indagini più recenti condotte nel nostro Paese, hanno evidenziato come gli "uccelli" siano dotati di un'organizzazione verticistica dominata dalla AVIARY, la voliera, una struttura nazionale in mano al boss dei boss, I'EBAKA, che resta sempre in stretto contatto con l'organismo madre in Nigeria.
L'organizzazione è talmente meticolosa da prevedere l'iscrizione di ogni Aviary nazionale nel cosiddetto "registro unico", riconosciuto e conservato dai "cults" in madrepatria. I requisiti per l'iscrizione, quali il numero degli affiliati e il loro indottrinamento, vengono valutati di volta in volta dai capi internazionali deII'organizzazione.
Ogni Aviary è suddivisa a sua volta in NEST, i nidi, cioè le sezioni provinciali guidate da un FLYING IBAKA.
Il gruppo è segreto, pertanto i suoi affiliati, i BIRD, gli uccelli, non pubblicizzano la loro appartenenza se non per necessità. I capi vengono eletti ogni due o tre anni in base a una votazione cui partecipano i membri più importanti del cult (gli ex IBAKA e gli OSTRICH). Gli uomini più forti, con un maggiore seguito ed autorevolezza e spesso al centro di traf?ci illeciti di grande spessore, sono quelli che assumeranno le cariche più prestigiose.
Otto sono le cariche all'interno di un NEST, ognuna con un ruolo ben definito.
Alcuni dei simboli utilizzati dagli Eiye
L'accesso al gruppo non è sempre frutto di una libera scelta, anzi spesso deriva da un'imposizione. Gestito e disciplinato dai vertici, esso è sancito da un vero e proprio rito di affiliazione che prevede, oltre al ricorso alla violenza, l'utilizzo di bevande a base di sangue miscelato ad acqua e sostanze alcoliche, come gin mischiato ad acqua e peperoncino o pepe, da tracannare mangiando porzioni di riso e tapioca.
L'affiliato ha l'obbligo di pagamento di una tassa di ingresso per il finanziamento del cult, che provvede al sostentamento delle famiglie dei propri affiliati detenuti, secondo un vincolo di assistenza previdenziale. Simile a quanto avviene all'interno delle organizzazioni mafiose italiane, questo elemento è molto significativo al fine di configurare il reato di associazione a delinquere di stampo ma?oso (art. 416-bis del nostro Codice Penale). La prima sentenza in questo senso è stata emessa dalla Corte d'Appello di Torino ed è divenuta irrevocabile nell'ottobre 2014.
Gli appartenenti alla confraternita, per differenziarsi dagli altri "cults”, durante gli incontri di gruppo indossano un berretto e una sciarpa di colore azzurro.
Le attività investigative nel nostro Paese, hanno documentato numerosi scontri con i gruppi rivali, in primo luogo i BLACK AXE, i VIKINGS e i MAPHITE, funzionali al conseguimento dell'egemonia sul territorio, con l'uso di armi bianche e da sparo, nonché diverse attività delittuose connesse allo spaccio di stupefacenti e alla prostituzione.
In Italia questa organizzazione, che tende ad occupare i vuoti lasciati sul territorio da altri sodalizi e che ha un'ostinata capacità di rigenerarsi nonostante le azioni giudiziarie, è molto radicata sul suolo nazionale. La troviamo operare al Nord, soprattutto fra Torino, Brescia, Verona e Padova, poi a Roma, e quindi al Sud, tra Napoli e Castel Volturno (CE). Non sono immuni dalla presenza dei gruppi organizzati nigeriani neppure Sicilia e Sardegna.
Maphite
Simbolo dei Maphite
Confraternita fondata nel 1978, il nome è l'acronimo di Maximo Academyc Performace Highly Intellectual Train Executioner. È governata dal Supreme Maphite Council, che ha sede in Nigeria e controlla tutti i cults presenti nei Paesi di proiezione.
A livello internazionale, i Maphite si nascondono dietro un organizzazione "caritatevole" considerata legale, la Green Circuit Association (G.C.A.), fondata in Inghilterra per poi diramarsi in Nigeria e, dal 2011, anche in Italia dove è stata registrata a Bologna.
La confraternita si caratterizza per l'utilizzo di un linguaggio lontano dalla consueta terminologia di un contesto tipicamente criminale: è una cautela, talvolta utilizzata anche dalle organizzazioni criminali italiane, nel tentativo di rendere incomprensibile le conversazioni nel caso fossero intercettati. Il cult affilia solamente persone di sesso maschile, senza discriminazioni religiose. La sua festa viene celebrata ogni anno l'11 di maggio, giorno in cui si ricordano i fratelli caduti "in azione". Nell'occasione, i Maphite sono soliti indossare un cappello verde.
Costituiti in Italia nel 2011, le indagini degli ultimi anni hanno evidenziato la diffusione dei Maphite soprattutto in Emilia Romagna e in Piemonte.
Struttura criminale transnazionale e spietata, sostenuta da una fortissima omertà interna e dedita alle íntimidazioni e alle minacce degli stessi appartenerti al cult, i Maphite sono pronti a punire, anche sul territorio africano, le famiglie di chi si dissocia o tradisce l'organizzazione.
Determinante per comprendere il modo di agire è stato il contributo fornito da un soggetto nigeriano che ha deciso di collaborare con la giustizia italiana svelando la struttura gerarchica, i riti di affiliazione, i ruoli e le cariche interne all'organizzazione, ?no alle punizioni in caso di trasgressione. Queste prevedono "la tortura per chi viola le regole", mentre chi tradisce "deve essere bruciato vivo”.
Gli appartenenti al cult si occupano principalmente di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsioni, omicidi, falsificazione di denaro, clonazione di carte di credito, traffico di armi, prostituzione e tratta di esseri umani. Per aderire all'organizzazIone si deve pagare una somma in denaro e sottostare a un rito di affiliazione tribale molto cruento, una sorta di prova di resistenza, al termine del quale si viene battezzati con un nuovo nome che identi?ca il soggetto come appartenente al cult.
Anche per i Maphite, a volte l'affiliazione è imposta e non costituisce una scelta libera, passa per la selezione di persone che servono all'organizzazione, come i giovani nigeriani appena sbarcati che vengono destinati allo spaccio.
Si può entrare nel cult sia in Nigeria che nei vari Stati in cui si risiede e in cui è presente l'organizzazione, ma occorre essere "presentati" da qualcuno che già ne faccia parte e che ne ricopra un ruolo di vertice. L'affiliazione avvenuta in Nigeria conferisce una maggiore importanza al nuovo membro, il quale, in caso di espatrio, sarà indirizzato agli appartenenti al cult del Paese di arrivo.
L'affiliato può decidere di commettere un reato anche individualmente, ma deve necessariamente darne notizia agli altri membri del cult.
In Italia i Maphite sono territorialmente suddivisi in quattro famiglie: la FAMIGLIA VATICANA, con sede principale in Emilia Romagna, e "controlla" anche la Toscana e le Marche; la FAMIGLIA LATINO, "competente" sul Piemonte, Liguria e Lombardia; la FAMIGLIA ROMA EMPIRE, attiva nella Capitale e su Lazio, Campania, Abruzzo e Calabria; la FAMIGLIA LIGHT HOUSE OF SICILY, attiva in Sicilia e Sardegna. Per quanto noto, la FAMIGLIA VATICANA è l'unica espressione dei Maphite ad essere considerata ufficialmente dal Supren Maphite Council per aver versato in Patria la somma necessaria per farsi "riconoscere".
Il cult in parola (la famiglia Vaticana) è anch'esso organizzato in maniera verticistica. A livello nazionale vi è un unico capo, il "Don" nazionale e un vice. Ogni famiglia è guidata da un organo decisionale, detto DON IN COUNCIL (D.l.C., Consiglio dei Capi), mentre in ogni regione (ad eccezione per il Piemonte e Lombardia, dove tale organismo sarebbe unico), è presente un COORDINATOR IN COUNCIL (C.l.C., Consiglio dei Coordinatori), braccio operativo del D.l.C. che coordina tutte le attività illecite sulle aree di competenza, svolgendo anche una funzione di intelligence.
A livello nazionale è presente il COUNCIL OF PROFESSOR (C.O.P., Consiglio dei Professori), guidato da un Chairman e composto da "saggi", che monitora e supervisiona l'attività dei D.l.C., determinando, all'occorrenza, punizioni per gli affiliati che non si adeguano alle regole del cult.
Le attività illecite svolte dalle famiglie sono gestite da apposite Sezioni, con a capo una persona nominata dal DON e sette collaboratori che restano in carica per due anni, distinte per tipologia di attività illecita, e denominate: TYRUS, per gli stupefacenti; JAZIBEL-RHABA, per la prostituzione; MARIO MONTI, per il trasferimento di denaro; OPERATION SANYO-SANYO, per le armi; OPERATION CANALAND, per le estorsioni.
Si ritiene che i vertici dell'organizzazione ricevano un compenso mensile dalla sede centrale in Nigeria, attraverso circuiti bancari legali, nella valuta dello Stato in cui operano.
Maris Davis, lun 28 giu 2021