La Storia di Kate, 16 anni
La tratta di esseri umani attraverso la rotta del Mediterraneo
centrale
Le storie raccolte dall'OIM (Agenzia ONU per le migrazioni)
Kate è stata affidata alla nonna in tenerissima età, dopo la morte del padre. Frequenta le scuole elementari e vede di rado la madre che, nel frattempo, si è risposata. Nel 2009 viene affidata a una signora che vive a Warry, che inizialmente si offre di prendersi cura di lei e farle continuare gli studi, ma che la tratta come una domestica per circa quattro anni. Nel 2013 Kate ritorna a casa della nonna.
Nel 2016, la madre e il patrigno si recano da quest’ultima e spiegano a Kate di avere trovato qualcuno disposto ad aiutarla ad andare in Europa (in aereo). La coppia chiede a Kate di prepararsi per questo viaggio. La minore si oppone e dice di volere rimanere a Benin City per occuparsi della nonna, ma la madre le spiega che dall’Europa, inviando isoldi in Nigeria, avrebbe aiutato non solo la nonna ma tutta la famiglia, considerato che avrebbe continuato a studiare e trovato un buon lavoro.
Kate quindi accetta la proposta, prepara il suo bagaglio e saluta la nonna in lacrime, che le chiede se lei sia in grado di fare l’amore con gli uomini. La ragazza non comprende il senso di questa domanda, abbraccia la nonna e le dice che l’aiuterà per sempre. Quella stessa notte, la madre e il patrigno accompagnano Kate a casa di uno sciamano dove si trova già un’altra ragazza, Mary. Kate è impaurita, tuttavia si mostra sottomessa e, indossato un vestito bianco, come indicatole, mentre il native doctor recita formule magiche, giura di pagare la somma di 35.000 euro alla persona che l’aiuterà a raggiungere l’Europa.
Durante il rituale, la minore non beve tutta la pozione offerta dallo sciamano, per questo la madre interviene e insieme ad altri collaboratori dello sciamano bendano la ragazza costringendola a bere interamente l’infuso. Concluso il rituale voodoo, la madre e il patrigno accompagnano Kate a casa di una donna, che si ritiene avere organizzato il viaggio.
L’indomani Kate parte con Mary ed un boga. I tre, da Benin City, prendono un bus di linea verso Abuja, continuano verso Kano e infine con un mezzo privato raggiungono il confine con il Niger. Ad attenderli c’è un complice del boga che li ospita a casa propria. Nella notte, il gruppo viene accompagnato da alcuni trafficanti ad attraversare il confine su delle motociclette (quattro persone su ognuna) evitando i controlli della polizia di frontiera. Giunti in Niger, il gruppo viene fatto salire su un camion verso Agadez, dove si ferma alcuni giorni.
Qui Kate chiede al boga quando prenderanno l’aereo verso l’Europa ma l’uomo la zittisce e le ordina di non fare domande inutili. Dopo qualche giorno, al mattino presto, il boga offre alle due ragazze una bottiglietta di acqua e consiglia loro di custodirla come fosse oro. Il gruppo sale su un camion insieme a una trentina di altri migranti. Kate capisce dopo poco l’importanza dell’acqua che ha con sé quando vede alcuni migranti assetati bere un composto di urine e polvere di cacao.
Il gruppo giunge infine a Sabha (Libia) e viene ospitato in un appartamento di una coppia di altri complici nigeriani del boga. Dopo alcune settimane, il gruppo si muove, in auto privata, verso Zuara, dove il boga lascia Kate e Mary in un ghetto, dicendo loro che sarebbero partite presto. Nell’attesa della partenza (circa due settimane), Kate spiega di aver sentito dei racconti relativi al fatto che le ragazze “sponsorizzate” dalla Nigeria fossero destinate alla prostituzione in Europa ma di non averci creduto. Inoltre scopre che per arrivare in Italia sarà costretta a salire su un lapalapa e attraversare il mare.
Una notte, Kate viene svegliata dalle urla dei trafficanti libici che con i fucili in mano ordinano ad un centinaio di migranti di salire sul lapalapa. Kate scoppia a piangere quando vede un gommone molto piccolo, perché non sa nuotare. Sale sul gommone che alle prime luci dell’alba viene tratto in salvo da una nave di grandi dimensioni. Kate ricorda che il boga durante il viaggio le aveva consigliato, una volta sbarcata in Italia, di dichiarare di essere nata nel 1996 e di contattare la persona che l’attende in Italia tramite il numero telefonico fornitole.
Una volta arrivata in Italia, dopo aver parlato con gli operatori dell’OIM, Kate trova invece il coraggio di dichiarare la sua vera età e la sua storia. Tuttavia è terrorizzata dalle ripercussioni che potrebbe subire come conseguenza della violazione del voodoo e spiega di volere il consenso da parte della madre in questa sua scelta. Kate contatta la madre in Nigeria che invece la incita a lasciare il centro in cui si trova per onorare l’accordo. La giovane trova un appoggio nella nonna che le suggerisce di rimanere nel centro e continuare gli studi, visto che è una brillante studentessa.
Kate sta portando avanti coraggiosamente la sua decisione. Frequenta attualmente la terza media e vuole diventare mediatrice culturale per combattere la tratta di esseri umani e aiutare altre donne a trovare il suo stesso coraggio per affrancarsi dalla loro condizione.
Noi siamo le schiave di oggi