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376 pagine - € 16,02
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Noi siamo le schiave di oggi

La storia di Blessing(2)

La tratta di esseri umani attraverso la rotta del Mediterraneo centrale
Le storie raccolte dall'OIM (Agenzia ONU per le migrazioni)

Blessing contatta il personale dell’OIM telefonicamente e racconta di trovarsi presso la stazione di una grande città italiana. Singhiozza e fa fatica a parlare ma spiega di avere ascoltato l’informativa sulla tratta degli esseri umani al momento dello sbarco avvenuto in Sicilia, ma di non aver allora considerato l’ipotesi di trovarsi in quella condizione (ovvero di essere essa stessa una donna trafficata). Credeva che la sua "mamam" fosse un altro tipo di persona.

Credeva che la sua "mamam" fosse un altro tipo di persona: l’ha sempre rassicurata del fatto che in Italia chi vuole prostituirsi può scegliere di farlo ma che, nel suo caso, avrebbe iniziato a lavorare in un negozio di generi alimentari. La donna inoltre l’ha sempre difesa durante il viaggio ed è stata lei ad inviare i soldi per pagare il suo riscatto quando è stata sequestrata in Libia. Blessing si fidava ciecamente di questa persona che l’ha salvata dalla sua condizione in Nigeria e non vedeva l’ora di poter lavorare per lei per sdebitarsi del sostegno offerto e dimostrarle di non aver sbagliato ad aiutarla, pur conservando il numero di telefono dell’OIM, fornito durante l’informativa dopo lo sbarco.

Qualche giorno dopo lo sbarco la ragazza è stata trasferita in un centro di accoglienza nel nord Italia, da dove ha contattato la sua "mamam", che le ha dato indicazioni su come raggiungerla. Poco dopo Blessing ha lasciato il centro di accoglienza grazie all’aiuto di un boga (un boy alle dipendenze della mamam).

Al suo arrivo a casa della "mamam", la giovane è stata inizialmente accolta con affetto: le è stato offerto cibo africano, ha potuto recarsi in un salone di bellezza per la cura dei capelli, è stata presentata alla comunità nigeriana di una chiesa pentecostale e le è stato acquistato un telefono cellulare con il quale comunicare con i familiari in Nigeria e i nuovi amici che avrebbe avuto in Italia.

Dopo circa tre giorni però, la "mamam" spiega a Blessing che è arrivato il momento di iniziare a lavorare, mostrandole degli abiti succinti appena acquistati per lei. Blessing piange e capisce di essere stata ingannata. La stessa sera, la "mamam" la porta sulla strada insieme ad altre due ragazze. La giovane racconta di aver ripensato in quel momento alle informazioni ricevute dall’OIM e di aver capito di avere la possibilità di chiedere aiuto in Italia.

Per circa tre mesi studia un modo per riuscire a fuggire. Un giorno chiede a un cliente di accompagnarla alla stazione degli autobus e sale sul primo bus in partenza per un’altra città, che non conosce. Durante il tragitto disattiva il suo vecchio numero di telefono e inserisce una nuova SIM card, acquistata all’insaputa della sua trafficante. Giunta alla stazione contatta l’OIM e chiede aiuto.

Al termine della prima telefonata, il personale dell’OIM contatta immediatamente l’associazione anti tratta operante su quel territorio, che si reca a cercare la ragazza in stazione. La ragazza viene trovata e accolta in una struttura protetta.

Oggi Blessing sta frequentando un corso per imparare l’italiano ed è in attesa di ricevere il suo permesso di soggiorno.

Noi siamo le schiave di oggi